Adoc Abruzzo, Acu, Adiconsum, Federconsumatori, insieme alle altre associazioni dei consumatori abruzzesi, lanciano un allarme sulla crisi idrica che sta colpendo la regione. A un anno dall’istituzione della cabina di regia nazionale, istituita per definire un piano straordinario contro l’emergenza idrica aggravata dalla crisi climatica, le associazioni tornano a chiedere una gestione pubblica efficiente e mirata del servizio idrico integrato.
Il 2022 ha visto un deficit di precipitazioni significativo, con un calo del 24% rispetto alla media nazionale registrata tra il 1991 e il 2020. Questo ha portato a una drastica riduzione della disponibilità naturale di risorse idriche rinnovabili in Abruzzo, una delle regioni più colpite. L’approvvigionamento idropotabile, infatti, non è più sufficiente a garantire i bisogni della popolazione, aggravando una situazione già critica.
Le associazioni dei consumatori sottolineano: “È fondamentale porre attenzione alla modalità in cui il bene viene raccolto, depurato, fatto ricircolare e riutilizzato in modo sicuro, compatibile e sostenibile. Considerando gli effetti dei cambiamenti climatici in corso, è cruciale incentivare forme non convenzionali di approvvigionamento, tra le quali il riuso delle acque reflue urbane per l’irrigazione, per i processi produttivi ed i servizi ambientali.”
La frammentazione gestionale, attualmente in atto, è un ostacolo che deve essere superato per poter incrementare gli investimenti necessari nel settore idrico. Le associazioni ribadiscono che un corretto riordino della governance delle risorse idriche è decisivo per garantire la disponibilità dell’acqua e migliorare la qualità del servizio, oltre a favorire la crescita sociale e industriale. Gli investimenti, dicono, “si traducono in più sicurezza e qualità del Servizio Idrico integrato, oltre che in una crescita di tipo sociale ed industriale.”
L’urgenza di un intervento è evidente anche alla luce delle risorse del PNRR, che stanno attualmente fornendo un impulso significativo ma che si esauriranno entro il 2026. Le associazioni indicano la necessità di investire in settori chiave come la depurazione delle acque reflue, che oltre a proteggere l’ambiente, può generare risorse idriche non convenzionali, e nell’impiego dell’intelligenza artificiale nella gestione delle reti.
Le associazioni aggiungono che è fondamentale una “campagna di informazione massiva per un consumo cosciente e consapevole dell’acqua” e sottolineano l’importanza della solidarizzazione del bene comune. La proposta è di interconnettere le reti idriche regionali, permettendo ai territori con maggiore disponibilità di risorse di aiutare quelli in difficoltà, in un meccanismo di mutualità che rafforzi la coesione e l’uso sostenibile dell’acqua.
A settembre, il vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente, ha previsto di istituire un tavolo di confronto con l’autorità di gestione Ersi, le sei aziende distributrici e le associazioni dei consumatori, per discutere soluzioni condivise per affrontare la crisi idrica. Le associazioni auspicano che attraverso un coinvolgimento attivo dei cittadini/consumatori, si possa migliorare la governance delle risorse idriche in Abruzzo, rendendola più strutturale e proattiva nel fronteggiare le emergenze future.