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Da Guru dei Social alla Tv: il punto di vista di Fabio Ciciotti

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Si parla di “diritto alla disconnessione”, ma non solo dai luoghi di lavoro, nonché dell’utilizzo e delle ripercussioni dei social media nella generazione ALPHA. E non solo

Per chi non lo conosce Fabio Ciciotti, viene rinominato il GURU dei social media, e con questa intervista facciamo il punto su due temi caldi del momento. Diritto alla disconnessione e l’utilizzo dei social media (ai minori e non). 

Fabio, come hai iniziato la tua carriera nel mondo dei social media?

“Ahimè, sono 24 anni che vivo della mia immagine. Sono stato il primo in Europa ad avere un profilo su Myspace. Sono diventato un Dj Producer di livello grazie alla rete, restando primo in classifica per 31 settimane nelle vendite Mondo di settore Dance. 

Ho studiato gli algoritmi delle diverse piattaforme e oggi li utilizzo non per popolarità ma per divulgazione di un contributo OLTRE alla fonte “reale”. 

I social sono tutto e niente e ciò che vorrei far capire alle nuove generazioni; NOI siamo cresciuti con due strumenti di comunicazione TV e GIORNALI i quali non hanno creato dipendenze. 

Mi piacerebbe far arrivare ai giovani che senza studio cultura e lettura NON si arriva da nessuna parte”. 

Fabio, pensi vi sia stato un decadimento della musica?

“Purtroppo si, credo che soprattutto i testi dei nuovi pezzi non diano alcun tipo di messaggio o significato e non mi sto rivolgendo ad un genere in particolare ma a tutti i generi, e questo è dovuto alla mancanza della lettura di libri. Recenti dati indicano che vi sono più scrittori che lettori”.

Cosa ne pensi del diritto alla disconnessione? 

“Il diritto alla disconnessione è un tema sempre più rilevante nel mondo del lavoro, in particolare nel settore scolastico. La normativa vigente prevede che i lavoratori dipendenti non debbano rimanere connessi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. La proposta di legge depositata alla Camera da un gruppo di parlamentari del Pd mira a definire il diritto alla disconnessione anche in Italia, dopo che l’Unione europea e molti Paesi hanno già provveduto a farlo. Il progetto di legge definisce come comunicazione “qualsiasi forma di contatto tra datori di lavoro e lavoratori o tra lavoratori effettuata tramite telefono, mail, servizi di messaggistica istantanea o piattaforme di collaborazione” e rimarca il diritto di dipendenti, lavoratori autonomi e professionisti a non ricevere comunicazioni fuori dall’orario di lavoro e, in ogni caso, per un periodo minimo di dodici ore dalla fine del turno lavorativo. In caso di urgenze il lavoratore è tenuto a leggere le comunicazioni e ad adempiere ai propri obblighi solo alla ripresa dell’orario lavorativo.

Sarebbe un’ottima cosa anche se privato e piccole azienda, ma la vedo dura. Ciò che voglio sottolineare invece è che la proposta di legge dovrebbe essere molto più ampia e imporre dei limiti di utilizzo della rete mobile – internet: 1) Meno inquinamento ambientale perché nessuno parla di quanto server etc inquinano. 2) È giusto utilizzare mezzi di messaggistica personali per comunicazioni lavorative anche durante l’orario di lavoro. 3) I social dovrebbero essere utilizzati per un numero limitato di ore. 4) Eliminazione delle aziende dai social media.

Questo già basterebbe a far tornare alla normalità la società. Oggi manca la comunicazione verbale anche quando si ha davanti ad una persona, spesso mi capita di vedere persone al tavolo di un ristorante che guardano il telefono e non parlano tra loro, questo perché lo smartphone o dispositivi similari portano alla dipendenza pura! 

Ciò che nessuno riconosce e sminuisce inoltre è il lavoro che fanno i social media manager, un lavoro spesso sottopagato e soprattutto un settore inflazionato anche da chi non sa la lingua italiana! Li definisco ridicoli quei video che non si comprende cosa viene detto, e soprattutto personaggi che diventano noti perché la loro pronuncia in inglese è pessima! I social sono diventati un oggetto di comunicazione e la comunicazione bisogna saperla fare e soprattutto studiarla! Non basta un microfono e una telecamera, ma serve molto altro”. 

La malattia da social? 

“Ebbene SI! Io la definisco la malattia del postare! Una vera e proprio ossessione! Si chiama Hikikomori”.

Che conseguenze ha un uso prolungato o sbagliato dei social network?

“I social possono avere anche un “lato oscuro”. Specialmente nell’età adolescenziale il loro uso può influire sulla formazione dell’identità personale e sull’autostima. Dal punto di vista psicologico esistono persone che sono dipendenti dai loro smartphone, da internet, dai computer e che arrivano perfino ad isolarsi dal mondo esterno, questa viene definita sindrome da Hikikomori. Al giorno d’oggi nessuno è mai solo con sé stesso, si è costantemente connessi, perennemente raggiungibili e, essendo abituati a vivere in questo mondo, anche staccarsi dal cellulare per poche ore può causare nervosismo e/o stress.

In uno studio scientifico è stato riscontrato che i social network avrebbero un effetto sul cervello: infatti, ricevere commenti positivi su facebook attiverebbe un’area del cervello, il nucleus accumbens, coinvolta anche nei fenomeni di ricompensa ed è la stessa area coinvolta nei meccanismi delle dipendenze da droghe. Nel Manuale Diagnostico dei disturbi mentali (DSM V) è ad oggi riconosciuta come dipendenza comportamentale solo il gioco d’azzardo patologico. Nell’ultima sezione del manuale sono evidenziati dei suggerimenti per l’aggiunta della dipendenza da internet (IAD) come patologia mentale. Goldberg nel 1995 coniò il termine IAD per riferirsi ironicamente ad una nuova patologia e ne descrisse i sintomi: ansia, craving, necessità di collegarsi per ore, movimenti involontari delle dita per digitare e li pubblicò sul suo sito; nei giorni seguenti cominciarono ad arrivare decine di messaggi da persone che si identificavano con il problema e così la dipendenza da internet divenne un problema attuale. La prima studiosa a definire i criteri della IAD fu la Young definendola in base alla presenza di 5 o più criteri riscontrati nei test:

  • preoccupazione,
  • tolleranza,
  • astinenza,
  • mancato controllo,
  • uso maggiore rispetto al previsto,
  • mentire sull’uso,
  • utilizzo di Internet per sfuggire a umore disforico.

Leggendo questa sintomatologia è facile effettuare mentalmente un collegamento tra la dipendenza da internet e la dipendenza da droghe, in quanto la sintomatologia descritta è pressoché la stessa”.

Posso dirvi la mia?

QUANTO MI MANCANO GLI ANNI IN CUI SOCIAL E INTERNET NON ESISTEVA!

Non sto criticando il mondo oggi perché ci vivo ma il mio consiglio soprattutto alle generazioni dei giovani è quello di dedicare il loro tempo libero ad attività di lettura e ludiche, e di avere maggiori rapporti reali”. 

Perché preferisci la TV? 

“Quest’anno sarà il primo anno con un programma tutto mio dal nome TS Motori torno un po’ indietro con il tempo a quando sui libri studiavo ingegneria. La TV per me è la vera comunicazione. 

Salutiamo il nostro Fabio, in parte abruzzese in quanto i suoi genitori sono di un paese vicino la bellissima Tagliacozzo (AQ). Nel fine intervista Fabio ci dichiara che spesso è in Abruzzo per staccarsi dalla routine e rigenerarsi”. 

 

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